Prometheus: storia di una missione mai cominciata


È come sparare sulla Croce Rossa, lo so.
Ma questo film è il prequel di Alien, una vecchia gloria. E poi, diciamocelo, non è stato difficile trovare errori dal punto di vista logico-scientifico.Per brevità tratteremo solo i principali errori di tipo scientifico. Accetteremo come  assodato che un gruppo di scienziati e tecnici altamente specializzati, in missione su un pianeta alieno,  possa comportarsi come una classe di studenti in gita a Firenze.

Preciso che di seguito troverete alcuni spoiler sulla trama, per cui se non l'avete ancora visto, vi consiglio di non proseguire oltre. Non sia mai che vi perdiate un simile kolossal...


Il colpo di genio degli archeologi
La storia comincia nel 2029, anno del ritrovamento di alcuni disegni presso numerose civiltà precristiane. Gli autori di questa scoperta, la coppia di archeologi Elizabeth Swan e Charlie Holloway, capiscono che questi sono la rappresentazione di un sistema stellare, suggerito da una civiltà extraterrestre e interpretano il tutto come un invito a raggiungere gli alieni nel sistema in questione.

Un disegno del genere però avrebbe potuto rappresentare soltanto una costellazione, dove i punti corrispondono alle stelle, vediamo perché.
Idovina un pò cosa saranno questi puntini?
Nella scena in cui viene spiegato il motivo della missione si fa riferimento a varie civiltà terrestri, molte delle quali non erano contemporanee ta di loro. Questo significa che gli alieni, nel film chiamati "ingegneri", dovettero far visita alla Terra diverse volte, insegnando ai rudi terrestri come disegnare il loro sistema stellare. Tuttavia i pianeti si muovono nelle orbite e ad ogni visita sarebbero stati in una posizione diversa. L'immagine che ne sarebbe nata sarebbe stata perciò sempre diversa e i due archeologi nella realtà avrebbero trovato nient’altro che punti senza nessuna apparente correlazione. I disegni potevano rappresentare solo una struttura fissa, come una costellazione. È merito quindi dei due archeologi averci visto comunque un sistema solare.

La Weiland Corporation come la Space X
Il nostro prossimo passo sarà andare a trovare gli Ingegneri
Ma andiamo oltre. I due protagonisti riescono in seguito a convincere un’agenzia privata, la Weiland Corporation a mandare una missione verso il pianeta. Questo fatto è insolito perchè nonostante la missione sia di assoluta importanza (si tratta pur sempre di un contatto alieno!), viene presa in carico da una agenzia privata. Ma attualmente sembra proprio questo lo scenario futuribile. La strada verso l'esplorazione spaziale sia in mano proprio alle industrie private. Gli stati infatti versano in difficili condizioni economiche, e sta diventando sempre più arduo trovare fondi da destinare a questo settore. Questo lascia spazio alle industrie private, che sfruttano i capitali maturati da altri settori per finanziare la corsa allo spazio. Un Esempio? la Space X, l'azienda fondata da Eleon Musk. Questo "personaggio", ha usato i proventi derivati da Paypal (di sua invenzione) per finanziare le missioni spaziali. E sembra andare piuttosto bene, visto che continua a vincere bandi per il collegamento della Stazione Spaziale Internazionale con la Terra.
In questo dunque, Ridley Scott ha saputo fare una plausibile previsione partendo dalla situazione attuale.

L'atterraggio impossibile 
Industrie private a parte, dopo due anni di viaggio l'astronave della Weiland Corporation, la  Prometheus, arriva a destinazione. A questo punto il robot-tuttofare della compagnia risveglia l’equipaggio dall’ibernazione e il veicolo viene diretto verso un satellite di dimensioni terrestri che ruota attorno ad un grande pianeta gassoso.

Ma quanto carburante dobbiamo
utilizzare, ogni volta?
A ben guardare, astronavi così grandi avrebbero serie difficoltà ad atterrare su un pianeta con la gravità terrestre. Per sostenere il loro peso, i propulsori sarebbero obbligati a consumare una enorme quantità di carburante, che si tradurrebbe in un peso maggiore che quindi richiederebbe altro carburante e così via. Certo, è sempre possibile che le astronavi del 2089 siano super leggere e che il carburante sia in grado di sviluppare una forza grandissima, ma questo non fa altro che diminuire la credibilità di tutta la storia.


Lo spettrografo, questo sconosciuto
Caro lettore, sai cos’è uno spettrografo?
Secondo me, i tecnici a bordo della Prometheus non ne hanno un’idea ben chiara.

Lo spettrografo è uno strumento che analizza le emissioni elettromagnetiche, ad esempio la luce, provenienti da un oggetto e ne ricava la sua composizione, la temperatura, la velocità e altre informazioni. Tuttavia con questo strumento riusciamo ad avere informazioni soltanto dalla superficie emissiva, nel caso della luce solo dalla superficie effettivamente brillante. L'equipaggio usa questo magnifico strumento sulla montagna vicino al sito di atterraggio, ma riesce ad avere informazioni addirittura sulle caratteristiche interne: «Lo spettrografo indica che l'interno è vuoto» afferma un tecnico...beh, onore a loro.


Tempesta di silicio elettrostatico, la piaga moderna
Una volta atterrati, l’archeologo insiste per visitare l’interno dell’enorme montagna cava. Dopotutto è il giorno di Natale, e anche il signor Holloway ha diritto al suo regalo. L’esplorazione viene però interrotta dall'arrivo di una immensa "tempesta di silicio elettrostatico".
Ora, il termine “tempesta di silicio” è solo un nome accattivante per dire “tempesta di sabbia”. Il silicio è il principale componente della sabbia dei deserti e delle nostre spiagge. Ma si sa che su un pianeta alieno anche i granelli di polvere diventano grandi come pugni, altrimenti come potrebbero intimorire i visitatori terrestri?
Questo silicio elettrostatico mi porta via!
Per fortuna che almeno non c'è campo magnetico...

Se un oggetto è elettrostatico, inoltre, significa che possiede una carica elettrica. Ma se quell'oggetto è una velocissima scheggia di silicio, le cariche saranno in movimento, il che significa che verrà generato un campo magnetico. E sì sa, quest'ultimo non fa proprio bene alle apparecchiature elettroniche.
Ma credete che i computer della Prometheus abbiano avuto qualche danno? Neanche uno. Tanto che l'equipaggio per riuscire a complicare le cose ha dovuto aprire il portellone-garage e lasciare che il silicio entri all’interno. Che film sarebbe senza le necessarie complicazioni?

Cosa fa un archeologa in sala operatoria
Durante l’esplorazione prima menzionata i nostri trovano pure un souvenir: una testa decapitata di alieno-Ingegnere, ancora contenuta nel suo casco. Questa viene trovata separata dal suo corpo a causa della chiusura di una porta scorrevole (il fatto che prendano una testa aliena fa pensare ancora una volta all'alto livello di precauzione della squadra).
Cercando di indagare le cause della sua morte, il capo della creatura viene portato nel laboratorio di analisi biologiche della nave. Qui l’archeologa Shaw, in versione “camice bianco”, propone allora di stimolare il locus coeruleus del cervello, in modo che il sistema nervoso «possa credere di essere ancora vivo». Qui si capisce perché non dovreste mai far entrare un’archeologa in un laboratorio biologico. Non solo lei da per scontato il fatto che l’extraterrestre abbia il cervello come il nostro, ma propone di stimolarlo con una corrente di 30 Ampere.
Sondino cerebrale...pronto!
Io sono solo un astronomo triennale e le mie conoscenze sul cervello umano si fermano alle scuole superiori. In quel laboratorio non dovrei esserci nemmeno io. Tuttavia so usare internet e mi è bastato aprire la pagina di Wikipedia sull'argomento, per scoprire che il locus coeruleus svolge funzione collegate con la regolazione sonno-veglia, con la memoria e con il movimento. Non capisco perchè dovrebbe far resuscitare la testa aliena.
Per quanto riguarda l’intensità dell’impulso elettrico, se la Shaw avesse fatto almeno quello che ho fatto io, avrebbe potuto capire  che un impulso nervoso si misura con una differenza di potenziale, in Volt, e non con l'intensità della corrente applicata, misurata in Ampere. Ma i suoi colleghi devono essere stati delle persone magnanime. Non hanno guardato in modo incredulo la Shaw per la baggianata, hanno preferito far finta di niente e non urtare i suoi sentimenti.

Come ti invento a vita
Ad analisi concluse, il gruppo di ricercatori scopre addirittura che il DNA degli Ingegneri coincide con il nostro. Poi qualcuno dovrà spiegarmi perchè gli umani, dovrebbero avere gli stessi geni di omoni alti tre metri, senza naso e dalla pelle bianchiccia. In ogni caso siccome essi appaiono tecnologicamente più avanzati di noi, il gruppo conclude che siano stati proprio loro ad aver seminato la vita sulla Terra.
Se il DNA degli alieni fosse stato effettivamente lo starter biologico della Terra, avrebbe dovuto avere un corredo genetico totalmente diverso dal nostro. Secondo l'evoluzionismo infatti il DNA di un essere vivente si modifica per adattarsi all'ambiente, quindi anche se gli alieni sono stati i papà (o le mamme?) del genere umano, i loro geni potrebbero essere stati simili soltanto ai primi esseri viventi apparsi sul pianeta. Ma tant’è…magia della finzione!
Ti dono il DNA, e con esso la vita
 (immagine di  Piper dreamergrey)

L'avventura continua
Le mirabolanti avventure del gruppo ai confini dell’universo continuano man mano che viene fatta luce sul mistero legato agli Ingegneri. I nostri affrontano belve malefiche, originate da mutazioni genetiche causate da uno strano liquido scuro, e ne vengono a loro volta contaminati. Il tutto ovviamente condito con la solita dose di imprudenza che ha caratterizzato ogni scena.
A causa delle diverse avversità, i membri dell’equipaggio perdono ad uno ad uno la vita. Soltanto la nostra archeologa resiste a questo massacro, superando anche un parto cesareo in cui partorisce un alieno tentacolato.
Con il procedere della trama, scopriamo che alcuni Ingegneri riposano ibernati nelle viscere della montagna e assistiamo al risveglio di uno di essi. L’unico problema è che esso non si dimostra benevolo con la rappresentanza umana. Da un rapido scambio di battute dell’equipaggio si capisce che gli Ingegneri-seminatori-di-vita avevano in realtà già deciso di sterminare la nostra razza e che per fare questo si sarebbero serviti della caverna, la quale si svela essere nondimeno che un’astronave incastonata nella roccia.
Ovviamente la nostra Shaw intuisce questo prima di tutti: riesce quindi a sfuggire dall’alienone destato che nel frattempo aveva cerca di uccidere tutto il comitato di buon risveglio. Una volta uscita dalla grotta-astronave, si accorge con orrore che i motori si stanno accendendo, direzione: pianeta Terra. Si mette quindi subito in contatto con la Prometheus e spiega la situazione al capitano. Quest’ultimo capisce che la nave va fermata e, con un ultimo ruggito di propulsori, dirige la propria nave contro quella aliena, trascinando verso la morte anche gli ultimi due membri superstiti dell’equipaggio e la rappresentante della Weiland corporation.

Fiamme ed esplosioni, le due navi si scontrano.

Quella umana si disintegra, quella aliena precipita irrimediabilmente ferita.
1 a 1 palla al centro.
E l’archeologa? Beh, fa quello che faremmo tutti nei suoi panni: cerca di non restare schiacciata dall’enorme relitto alieno. L’unico problema è che corre a nascondersi sotto uno spuntone di roccia alto pochi centimetri più di lei.

Una roccia indistruttibile
Giusto giusto per salvarmi il naso!
La situazione è critica, qualunque sia il materiale della roccia, non resisterebbe mai al ciclopico peso che le sta cadendo addosso. Fosse anche fatta di diamante indistruttibile, a cedere sarebbe il terriccio sotto la roccia. E la flebile speranza di salvezza si trasformerebbe presto in una pietra tombale.  Ma il destino è ovviamente benevolo con lei e corre in aiuto della povera roccia, aiutandola a sopportare l’enorme peso. Questo fa sì che la nostra archeologa riesca a fissare sgomenta lo scafo della nave fermato a pochissimi centimetri dal suo naso e a scivolare poi verso la salvezza.
Senza una nave per ritornare sulla Terra e con pochissima aria respirabile nell’elmetto, l’unica superstite capisce infine che non c’è più speranza per lei e servendosi dei resti del robot della compagnia, decide di pilotare un’altra nave aliena (ebbene sì, sembra che ce ne siano state molte altre). Vuole andare verso il pianeta degli Ingegneri per chiedere loro «Oh, ma perché volevate ucciderci, se ci avete creato voi?»
Fine della storia, titoli di coda.

...e se fossimo nella realtà?
Riprendiamo il fiato e prepariamoci al domandone finale.

Se fossimo in un universo in cui valgono le leggi fisiche e in cui gli specialisti si comportano da specialisti, questo viaggio avrebbe mai potuto compiersi?

 La risposta è uno sconfortante no. Nessun archeologo non avrebbe mai neanche capito che i punti nei pittogrammi rappresentassero un sistema stellare e nessuna missione con finanziamenti privati avrebbe mai lasciato la Terra.
Come sarebbe a dire "non sarei neanche dovuta partire"?



Una cosa però va detta.
Se la civiltà degli Ingegneri era veramente molto avanzata, avrebbe potuto pensare che cercare di rappresentare il sistema stellare non fosse una buona idea. Se io andassi su un pianeta alieno e volessi lasciare un mio segno, cercherei di sceglierlo il più chiaro possibile. In definitiva è colpa loro se i Terrestri non sarebbero stati in grado di comprendere la loro firma.


Insomma, tanta tecnologia per nulla.


Commenti

  1. Vogliamo il secondo Articolo!!
    E insomma!

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  2. Ma ragazzi la cosa che più mi sconcerta e non ho trovato su nessun blog scientifico è la seguente.
    Quando la nave atterra, il computer dice che la temperatura al suolo è di 2.724 K. Ora lo zero assoluto è a 0 K, la materia diventa un qualcosa che non è più materia perché gli elettroni si fondono con il nucleo. A soli 2 gradi Kelvin in più l'equipaggio dovrebbe essere ibernato all'istante e le loro tutte e mezzi, oltre che l'astronave dovrebbe rompersi come una leggerissima lastra di ghiaccio che cade da un grattacielo. Se anche riuscissimo a costruire attrezzature che sopportassero i 2.724 kelvin ...non sarebbero certo così come si vedono nel film. Invece li il pianeta ha anche le montaghe, la neve e tutto il resto.

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