Quel che sarà della nostra Terra. Viaggio post-umano in After Earth
La locandina del film |
Sembra non dovesse neanche essere un film di fantascienza. In
After Earth, l’ultimo film con
l’accoppiata Will Smith e il figlio Jaden, l’attenzione si focalizza,
infatti, sul difficile rapporto tra il rigido Generale dell’esercito e il
figlio che vuole seguire le sue orme. Per M.
Night Shyamalan, regista della pellicola, è così importante analizzare
questo difficile connubio che si limita a utilizzare la fantascienza quasi
esclusivamente come sfondo.
Il risultato? Una storia ambientata su una Terra mille anni
dopo l’abbandono umano a causa di numerosi cataclismi ecologici, dove la natura
ha ripreso il sopravvento. Una vicenda che avrebbe potuto benissimo trovare
sede anche nel bosco di Cappuccetto Rosso. Ci sarebbe stato anche il lupo
cattivo, l’Ursa, la super arma
biologica usata dagli S'krell, gli
alieni che ora attaccano l’umanità. Sì, perché ora la razza umana, trasferita
su Nova Prime, si ritrova a dover fronteggiare la minaccia degli ennesimi
extraterrestri arrabbiati.
Chissà poi cosa facciamo di così fastidioso per scatenare
l’ira di tutte queste civiltà galattiche.
Sciami di meteoriti
"C'è qualcosa che non va, papà?" |
Ad ogni modo, la storia che si presenta ai nostri occhi comincia
con l’incidente della nave sul quale viaggiava il Generale Cypher Raige e suo figlio Kitai. Il veicolo viene infatti colpito da uno sciame di meteoriti, costringendola a un atterraggio di fortuna
sulla ormai disabitata Terra.
Quello che il Generale, o chi guidava l’astronave, non
conosce è che però gli asteroidi non vanno in giro raggruppati in sciami. Questi
corpi si trovano per lo più in una fascia tra le orbite di Marte e Giove. Alcuni
naturalmente possiedono orbite che li portano a uscire da questa zona, ma non
esistono “sciami” che vagano per il Sistema Solare. Chissà, se l’avessero
saputo, forse avrebbero evitato l’incidente…
Il mondo senza di noi
Chiaramente gli unici sopravissuti allo schianto sono Kitai
e il Generale Cypher Rage, il quale però rimane gravemente ferito e non può
camminare. Comincia a questo punto la grande corsa del giovane Kitai per
recuperare la trasmittente d’emergenza e chiamare i soccorsi, il tutto seguito a
distanza da papà Cypher che lo guida attraverso i pericoli della giungla.
Sembra infatti che dopo l’abbandono dell’umanità, la Terra
si sia ricoperta di una lussureggiante foresta e che enormi animali
simil-preistorici abbiano ripopolato le zone lasciate vuote da noi. È tutto molto scenografico, ma potrebbe
verosimilmente andare così?
La copertina del libro |
Per cercare risposta a questo quesito, ho chiesto aiuto ad Alan
Weisman e al suo libro “il mondo senza di Noi”.
Si tratta di una ricostruzione delle sorti del pianeta nel caso in cui tutti
noi umani ce ne andassimo da un giorno all’altro, lasciando intatte case,
strade e città. Il libro non prende in considerazione il motivo della
sparizione e se questa ha avuto effetti sull’ambiente. Ma in After Earth si fa
riferimento soltanto a vaghi “cataclismi ecologici” e un’atmosfera dannosa solo
nel lungo periodo (infatti è sufficiente inalare il contenuto delle capsule di
ossigeno per sentirsi meglio). Considerata quindi la somiglianza dei due
scenari proviamo ad azzardare un paragone.
Quello che vi circonda
La vostra casa, all'inizio del processo |
Staccate per un attimo gli occhi dallo schermo su cui state
leggendo. Guardatevi attorno. Probabilmente sarete in un edificio. Magari
avrete anche l’aria condizionata che vi raffredda. Bene, sappiate che nel giro
di qualche secolo, tutto quello che vedete si trasformerebbe in una boscaglia contorta, se nessuno si preoccupasse della manutenzione. Voi non ve
ne accorgete, ma invisibili spore
stanno entrando in questo momento nella vostra stanza. Si fermeranno negli
angoli più umidi, diventeranno muffa e faranno scorpacciata del cartongesso con cui è costruita la
parete. Senza manutenzione, dal tetto si aprirebbero fessure che precipitazioni, mentre
le tubature dell’acqua scoppierebbero al primo inverno. Nel giro di un secolo
tutte le indistruttibili protezioni alla struttura e al rivestimento saranno
solo un ricordo e la casa diventerà nido
per scoiattoli, ghiri e lucertole. L’intera struttura della casa si
danneggerebbe a causa delle infiltrazioni d’acqua. Probabilmente neanche il
cemento armato non resisterebbe a lungo, sgretolandosi sotto il peso della
stessa casa. Dopo cinquecento anni, dei nostri edifici rimarranno soltanto le piastrelle, per composizione simili ai
fossili, e i pezzi di cemento della
struttura. Il tutto ricoperto dall’implacabile vegetazione che nasconderebbe le
ultime tracce dell’edificio.
farebbero
strada alle Niente di niente
Neanche i ponti resisterebbero |
Nemmeno la più grande metropoli resisterebbe agli acciacchi
del tempo. Le strade comincerebbero a creparsi con le gelate, e nelle crepe si
infilerebbero i semi delle piante
che, crescendo allargherebbero le spaccature e farebbero strada a piante sempre
più grandi. Il ghiaccio non
risparmierebbe il sistema fognario della città, che finirebbe lacerato dalla
dilatazione del ghiaccio. dilatazione termica e senza nessuno a
tenere puliti i giunti di dilatazione, si espanderebbero nei punti più
delicati, ovvero dove si incontrano materiali diversi, causando il crollo della
struttura. Naturalmente, in tutto questo
scenario la ruggine ricoprirebbe ogni componente ferrosa, velocizzando i
processi deterioranti.
Senza nessun sistema di pompaggio dell’acqua, inoltre
le gallerie sotterranee si allagherebbero. Infine i ponti soffrirebbero della
Senza più città, senza più case né strade né ponti, dopo 1000 anni della razza umana non
resterebbe nessun segno visibile. È quindi comprensibile come la via di Kitai
verso la coda della nave si snodi attraverso una giungla lussureggiante, invece
che tra un cimitero di edifici.
Il ritorno dei grandi animali.
Quando il povero Kitai corre attraverso la foresta, deve
fronteggiare enormi predatori, che
hanno l’homo sapiens li
cacciasse fino all’estinzione.
Beh, magari non proprio così... |
Secondo la Teoria
dell’Overkill, quando
l’uomo raggiunse nuovi territori fuori dalla sua culla africana, aveva già
mezzi perfezionati per cacciare i grandi animali senza grossi
problemi. Siamo nel Pleistocene, quando questi animali vedono arrivare questo gracile bipede, senza avere alcun motivo di temerlo. Secondo questa teoria,
i grossi animali non ebbero neanche il tempo di identificarlo come pericolo, che
già l’astuto homo sapiens li portò verso
l’estinzione.
Se però una megafauna è già apparsa sulla Terra, non c’è
motivo per pensare che non possa riproporsi in un futuro. Anche se magari non
avrà le stesse fattezze degli animali apparsi nel Pleistocene.
Il domandone finale
Anche qui proviamo a chiederci se le avventure di padre e
figlio Smith, avrebbero potuto avere riscontro nella realtà. Gli elementi
fantascientifici in questa pellicola sono abbastanza marginali, e questo
probabilmente riduce la possibilità di clamorose debacle. E in effetti è proprio così, il maggiore contributo
sf lo ritroviamo nell’ambientazione,
che risultano compatibili con la
nostra amata realtà.
Unico neo in tutto si ritrova nelle scene iniziali, quando
l’astronave si scontra con quei dannati sciami
di meteoriti. D’altronde se non ci fossero stati, nessuno sarebbe
precipitato sulla Terra, e non avremmo visitato la giungla post-umana.
Guardiamo il bicchiere mezzo pieno.
Commenti
Posta un commento